Alessio Piamonti - Impianti di allarme e rapina le Norme e i livelli di sicurezza.

Alessio Piamonti - Impianti di allarme e rapina le Norme e i livelli di sicurezza.

In questo articolo voglio spiegarti alcuni concetti comuni a tutti i livelli degli impianti di allarme intrusione che non puoi assolutamente trascurare. Sono concetti basilari che valgono sia per il livello 1 che per il 2, il 3 e il 4.

Mettiti comodo perché sto per svelarti:

  • quali altre prescrizioni normative seguire oltre alla CEI 79-3
  • cosa devi tenere in considerazione negli impianti cablati
  • come alimentare e dove ubicare la centrale d’allarme
  • qual è la corretta procedura per l’inserimento e il disinserimento
  • cosa si intende per livello di accesso e come impostare le password del sistema
  • quali classi ambientali devono avere gli apparecchi
  • come scegliere ed ubicare i dispositivi di allarme (sirena interna ed esterna)
  • quali manomissioni deve riconoscere il sistema

 

Partiamo subito dalle normative. La CEI 79-3 all’art. 4.2 recita:

“L’installazione di un impianto di Allarme Intrusione e Rapina deve essere effettuata in conformità alle prescrizioni della Norma CEI 64-8 comprese quelle per la protezione contro le sovratensioni (Sezione 44)…”

 

In sole tre righe ci troviamo a dover applicare non solo la CEI 64-8 che riguarda tutti gli impianti fino a 1.000V in AC e fino a 1.500V in DC ma anche fare riferimento alla sezione 44 ovvero quella relativa alla protezione dalle sovratensioni che, mentre scrivo questo articolo, è appena stata revisionata con la variante V5 della norma CEI 64-8. Nella suddetta troveremo la sezione 44 completamente aggiornata ma che, come è scritto anche nell’attuale norma, farà riferimento alle norme CEI EN 62305 (CEI 81-10 “Protezione contro i fulmini”) e quindi, con quelle tre righe, ci troviamo a dover ottemperare a svariate prescrizioni normative.

 

Riguardo alla protezione dalle sovratensioni dovute ai fulmini è sufficiente prevedere degli adeguati scaricatori di sovratensione (SPD) mentre per la protezione dalle sovratensioni permanenti, come ad esempio l’interruzione del neutro da parte del distributore, puoi utilizzare i POP (Permanent Overvoltage Protector).

Piccola postilla: non ha senso che installi gli SPD così tanto per. Devi fare l’installazione con criterio altrimenti saranno solo soldi buttati. La presenza di uno scaricatore conta solo il 20% mentre come lo installi conta ben l’80%.

 

Fra le varie prescrizioni della CEI 64-8 ce n’è una che è apparsa nella settima edizione pubblicata nel 2012 e che al commento dell’art. 526.1 recita: “Le connessioni devono essere realizzate con morsetti…”

Questo significa che non è più possibile fare giunzioni utilizzando il nastro isolante. Se esegui impianti elettrici tradizionali ti sembrerà un’eresia che non fosse presente questa prescrizione normativa fino al 2012 ma chi fa impianti speciali non è detto che sia così inverosimile.

L’art. 6.5.1 della norma CEI 79-3 stabilisce infatti che le giunzioni siano elettricamente e meccanicamente solide.

Quando abbiamo a che fare con i cavi per gli impianti di allarme ci troviamo di fronte a cavi in genere sottili e a volte addirittura rigidi. Ma cosa rischi che succeda se fai una connessione tra cavi rigidi utilizzando un morsetto? Rischi che il cavo, nel tempo, si possa spezzare, anche se utilizzi morsetti a serraggio indiretto. Questo significa che per ottemperare ad una prescrizione normativa devi disattenderne un’altra perciò, se ritieni sia più corretto utilizzare il nastro isolante per un determinato tipo di connessione, sentiti libero di farlo in barba alla CEI 64-8 che prescrive l’uso dei morsetti.

Potresti pensare anche a crimpare o saldare le giunzioni nonostante la norma indichi che andrebbero fatte solo in scatole non praticabili (ad esempio in una scatola che resta dietro ad un armadio). Personalmente ritengo sia una prescrizione troppo restrittiva e la mia opinione di progettista è che puoi stagnare le connessioni ogni qual volta ritieni sia opportuno farlo, ma la scelta spetta a te.

Le giunzioni le fai negli impianti cablati quindi bisogna capire quali indicazioni fornisce la norma sugli impianti filari.

La cosa basilare è che i cavi dell’allarme abbiano una guaina di protezione. Ciò significa che non puoi realizzare l’impianto utilizzando la classica cordina.

Il percorso dei cavi deve inoltre svilupparsi:

  • preferibilmente per intero all’interno della proprietà e
  • prevalentemente in zona protetta

Questo non significa che è vietato posare cavi all’esterno della proprietà, ma solo che è sconsigliato.

Nel caso decidessi di posarli all’esterno della proprietà devi però dotare le interconnessioni di idonea protezione contro le manomissioni, per es. racchiudendole in condotti metallici oppure in appropriate cassette tamperizzate.

Ad ogni modo il cavo dovrebbe essere protetto meccanicamente contro i danni fisici.

Molti mi chiedono se sia possibile posare i cavi dell’impianto di allarme assieme ai cavi di energia anche perché spesso non vengono fatte opportune predisposizioni durante l’esecuzione dell’impianto elettrico e diventa arduo non utilizzare, per i cavi dell’allarme, le condutture utilizzate per i cavi di energia.

Bhè, ho una bella notizia per te.

La coesistenza dei cavi di segnale e dei cavi di energia è possibile!

Questo è vero purché il cavo di segnale sia isolato per la tensione dei cavi di energia oppure il cavo di energia sia a doppio isolamento.

Attenzione! Se posi i cavi dell’allarme assieme ai cavi di energia, il livello di prestazione dell’impianto sarà però declassato al livello base ovvero il livello 1 indipendentemente dalla quantità di dispositivi installati nell’impianto d’allarme.

Per il livello 2, 3 e 4 i cavi devi tenerli separati, così come devi tenere separate le scatole che peraltro, per il livello 3 e 4, devono essere tamperizzate (salvo alcune eccezioni per il livello 3).

E’ anche ammesso il transito in comune nei pozzetti purché i cavi dell’allarme siano intubati e facilmente riconoscibili. Personalmente non sono troppo d’accordo con quest’ultima indicazione normativa perché a mio avviso i cavi dell’allarme dovrebbero essere il meno riconoscibili possibile in modo da rendere meno facile la manomissione da parte di eventuali malintenzionati.

Peraltro, l’art. 8.8.1 della norma CEI 79-15 stabilisce che le interconnessioni devono essere progettate per minimizzare la possibilità di ritardo, modifica, sostituzione o perdita dei segnali o dei messaggi.

Un modo per ottemperare a questa prescrizione è proprio quello di rendere meno riconoscibili le condutture dell’impianto di allarme. Esistono anche altri modi per ottenere il risultato, ad esempio mediante l’inserimento di opportune resistenze in punti strategici dell’impianto (il cosiddetto bilanciamento).

 

Ultima cosa che devi ricordare sui cavi, ma non per questo meno importante, è tutto il discorso CPR (regolamento UE 305/2011). Se posi i cavi dell’allarme in modo permanente all’interno di edifici ricordati che dovranno essere conformi a quanto prescrive il D.L. 106/2017 secondo le classi di prestazioni dei cavi previste dalla norma UNI EN 13501-6.

 

Veniamo ora alla centrale di allarme. Sembra una prescrizione palese quella indicante che devi ubicare la centrale all’interno dell’area protetta o all’interno di un locale anch’esso protetto ma in realtà è bene che la norma lo specifichi.

Inoltre l’alimentazione in AC della centrale devi derivarla direttamente dal quadro generale a valle dell’interruttore principale. Questo per evitare che l’eventuale mancanza di selettività tra le protezioni possa mettere fuori tensione il circuito di alimentazione dell’impianto di allarme.

Va da sé che spetta a te la decisione di non rispettare questo requisito normativo a causa di motivi legati ad una difficile realizzazione come accadrebbe in un impianto molto esteso con molti quadri e nel quale vorresti alimentare la centrale da un sottoquadro. Ad es. dal quadro degli uffici che è derivato a valle del quadro generale.

Nessuno ti vieta di utilizzare soluzioni alternative, purché siano adeguatamente motivate. Ad esempio, nonostante la presenza delle batterie di cui è munito l’impianto d’allarme, potresti derivare l’alimentazione da un gruppo di continuità che garantisca l’alimentazione anche nel caso in cui scatti l’interruttore nel quadro generale che alimenta il quadro uffici dal quale ti sei derivato per alimentare la centrale d’allarme.

Così facendo avresti comunque fornito una certa garanzia dell’alimentazione.

 

A proposito di batterie e di UPS… quando dimensioni le batterie devi prestare particolare attenzione in modo che l’alimentazione sia adeguata al carico in qualsiasi condizione:

  • in condizioni normali
  • in condizioni di allarme
  • nei periodi di ricarica delle batterie

Le batterie inoltre devono garantire un’autonomia di almeno 12 ore per il livello di prestazione 1 e 2 e di almeno o 60 ore per il livello di prestazione 3 e 4. Questi valori li devi raddoppiare (sigh!) nel caso in cui le batterie non siano ricaricate dall’impianto di allarme (ad es. se utilizzi esclusivamente un UPS esterno per l’alimentazione della centrale).

Per fortuna, nei livelli 3 e 4, puoi dimezzare questi tempi nel caso in cui venga notificato il guasto dell’alimentazione primaria al centro di ricezione allarmi.

 

Ma la centrale d’allarme dove va ubicata?

Come accennato prima, la norma si limita ad indicare che devi posizionarla all’interno dell’area protetta o all’interno di un locale anch’esso protetto. Qui però dobbiamo utilizzare il buon senso. E credo sarai d’accordo con me nell’affermare che usare il buon senso corrisponda all’avvicinarsi alla tanto bramata regola d’arte.

Ti faccio un esempio per spiegarti cosa intendo dire.

Ipotizziamo che l’abitazione abbia un garage e che il cliente ti suggerisca di installare la centrale in quel locale perché non vuole averla in casa. Ipotizziamo anche che il garage sia protetto con un bel sensore magnetico sulla basculante ed un volumetrico interno al locale.

Quando il cliente torna a casa e vuole parcheggiare l’auto in garage, di certo non desidera che scatti l’allarme non appena apre la basculante motorizzata tramite il telecomando. Idem quando mette l’auto in garage. Il sensore magnetico sulla basculante ed il volumetrico del garage avranno un certo tempo di ritardo per permettere al cliente di scendere dall’auto e disinserire l’allarme. Ok, sappiamo bene che in realtà ci sono tanti altri modi per realizzare l’impianto e disattivare l’allarme prima di aprire la basculante, ma l’ipotesi che ho descritto è più che plausibile, tant’è che anche a casa mia mi trovo in questa situazione.

Immagino che sarai d’accordo con me che è opportuno convincere il cliente a non ubicare la centrale in garage perché il tempo di ritardo con cui l’impianto può essere disinserito potrebbe essere sufficiente ad un malintenzionato per entrare e tentare di sabotare la centrale. E’ quindi meglio ubicarla in un altro punto in cui ci siano delle protezioni che generano l’allarme istantaneamente.

E’ anche vero che la norma CEI 79-15 prescrive un tempo di ritardo al disinserimento che non sia superiore a 45 secondi. Un tempo che è oltremodo scarso e spesso non permette di scendere dall’auto, trovare il tag, dirigersi all’inseritore e disinserire l’allarme, ma per lo meno garantisce un certo margine di sicurezza all’utente (più il tempo è breve e meno possibilità ha il malintenzionato di compiere un attacco).

L’inserimento dell’allarme può avvenire solo nel caso in cui l’impianto si trovi in una condizione normale (fatto salvo il caso di inserimento automatico che però necessita di segnalazione di condizione anomala).

Se ci fosse una finestra munita di sensore magnetico e se questa fosse aperta, l’impianto di allarme non si deve inserire a meno che il cliente non abbia volutamente escluso quel sensore, ad es. perché in un’afosa notte estiva vuole dormire con la finestra aperta.

 

L’utente per poter compiere questa operazione deve aver accesso ai parametri dell’impianto ma le azioni che può compiere devono essere limitate (ad es. non può modificare la programmazione della centrale, quello lo può fare se avesse il codice installatore).

In sostanza la norma prevede 4 livelli di accesso. Il classico utente dell’impianto potrà avere un livello 2 ovvero l’accesso limitato alla modifica di quelle funzioni che influenzano lo stato operativo, come l’esclusione del sensore di una finestra, ma che non gli permettano di modificare la configurazione dell’impianto.

La password di livello 2 deve essere di almeno 5 caratteri (se parliamo dei canonici caratteri numerici).

Ed ecco che quando rivelo questa realtà nei miei corsi, inesorabilmente c’è l’installatore di turno che mi racconta come alcune centrali permettano invece la possibilità di impostare password più corte rispetto alle 5 cifre.

Ebbene, se così fosse, il sistema non rispetterebbe le prescrizioni della tabella 3 della norma CEI 79-15 in cui viene richiesto un numero di varianti maggiore a 10 mila. Ma con solo 4 cifre potremmo impostare la password con le combinazioni che vanno da 0000 a 9999 per un totale di solo 10 mila combinazioni. La norma invece chiede che siano maggiori… ecco perché la password per l’accesso di livello 2 (codice utente) non può essere di solo 4 cifre ma deve essere di almeno 5 cifre.

La password per il codice installatore, ovvero quella di livello 3, dovrà essere composta da almeno 6 cifre (numero di varianti maggiore di 100 mila).

 

I componenti che installerai nell’impianto dovranno inoltre essere idonei al punto di installazione. Tanto per complicare ulteriormente le cose, la norma non indica nulla in merito al classico grado di protezione IP, bensì richiede una certa classe ambientale.

Le classi ambientali dei componenti vanno da 1 a 4 e le possiamo riassumere brevemente, in modo non esaustivo, come segue:

  • Classe Ambientale I – Interno

Vale per gli ambienti chiusi quando la temperatura è ben controllata

Es. in una proprietà residenziale o commerciale in cui la temperatura vari tra +5°C e +40°C

  • Classe ambientale II – Interno generale

Vale per gli ambienti chiusi, quando la temperatura non è ben controllata

Es. nei corridoi, atri o scale, magazzini, depositi dove si può formare condensa sulle finestre in cui la temperatura vari tra -10°C e +40°C

  • Classe ambientale III – Esterno riparato o interno in condizioni estreme

In questo caso possono esserci le influenze ambientali che sono normalmente presenti all’aperto. I componenti non saranno però completamente esposti agli agenti atmosferici. Potranno essere anche all’interno ma, ad ogni modo, le condizioni ambientali sono estreme (temperatura tra -25°C e +50°C)

Classe ambientale IV Esterno – Generale

In questo caso possono esserci influenze ambientali che sono normalmente presenti all’aperto ed i componenti possono essere completamente esposti alle intemperie (temperatura tra -25°C e +60°C).

Se dovrai installare una sirena all’esterno in posizione non riparata, dovrai appurarti che quel componente sia almeno in classe ambientale IV. Se invece la sirena si trova, come capita di solito, sulla facciata dell’edificio, riparata da un cornicione, può essere sufficiente la classe ambientale III.

 

A proposito di sirena: dove va ubicata la sirena esterna?

Alcuni installatori a questo quesito mi rispondono che è bene sia posizionata in un punto in cui la manutenzione sia facile da realizzare. Altri contestano questa affermazione in quanto dicono che deve invece essere ubicata in un punto difficilmente raggiungibile in modo che sia quanto più arduo eseguire una manomissione.

Ma la norma cosa dice? Semplicemente si limita a dire che la sirena esterna non sia facilmente accessibile. Questo però non vuol dire che per farci manutenzione devi obbligatoriamente noleggiare una piattaforma. Il cliente, infatti, potrebbe anche non essere del tutto d’accordo sulla spesa che gli proponi per il cambio delle eventuali batterie interne alla sirena.

E la sirena interna? Dove va posizionata?

La norma non da indicazioni specifiche. E’ ovvio che se la posizioni in una camera da letto non è proprio il massimo perché, se dovesse suonare nel cuore della notte, rischierebbe non solo di spaventare chi dorme, ma anche di rimbambirli.

Molti preferiscono non ubicare la sirena interna in prossimità della centrale perché il malintenzionato che si dirige verso la fonte del rumore per manometterla, potrebbe più facilmente accorgersi della presenza della centrale e cercare di manomettere pure quella.

E’ anche vero che il sistema deve essere in grado di riconoscere alcuni tentativi di manomissione.

Ad esempio, già dal grado di prestazione 2, il sistema dovrà riconoscere se ci sono state delle manomissioni alla centrale, agli inseritori, alle sirene, agli alimentatori, ai ricetrasmettitori, ai rivelatori, ecc. Restano fuori solo le rivelazioni delle manomissioni alle scatole di giunzione che, per il livello 2, sono opzionali. Dal livello di prestazione 3 invece iniziano ad essere richieste.

Ma attenzione! In certi casi ti conviene tamperizzare le scatole di derivazione o le scatole portafrutto dell’impianto di allarme anche se hai realizzato un livello di prestazione base (livello 1).

Prova a pensare al garage che ho menzionato in precedenza. In tale caso, essendoci un tempo di ritardo per permettere il disinserimento, forse ti conviene rendere l’impianto maggiormente sicuro e tamperizzare quei punti che potrebbero essere manomessi da qualche malintenzionato.

In questo articolo penso di averti dato abbastanza informazioni sulle prescrizioni basilari per tutti gli impianti di allarme. Ora non ti resta che attendere il prossimo in cui ti spiegherò le prescrizioni aggiuntive sui vari livelli e come realizzare un impianto che soddisfi i requisiti minimi normativi.

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